IO Farti della mia reggia L’immagine apparir. Alcide. Che! Offrir puoi tanto ? E qual’ arti, e quai modi. ... Edon. Non più. Siedi al mio fianco ; offerva e godi. (Ad un cenno di Edonidt fi cangia, la fcena opaca e fel- vuggia nell' amena e ridente reggia del Piacere. E popolato il filo da numerofe fchiere di Genj e di Ninfe, feguaci della Dea del piacere, le quali can tano il feguente') Coro. Alme incaute, che folcate Della vita il mare infido, Quello il porto, quello il nido, Quello il regno è del piacer. ' ul ‘ PARTE SECONDA. SCENA IV- ALCIDE, EDONIDE e poi ARETEA. (Si f ente una flrepitofa armonia di marziali firomenti.') Alcide. Q nal nobil fuono è quefto De’ fopiti miei fenfi. Gradito eccitator ? Edonide. Fuggafi ! ah viene La mia nemica. Effer non voglio efpofta All’ odio di cortei barbaro e cieco. Alcide. Non dubitar d’infulti: Alcide e teco... . (Alla replica deir accennata armonia fi dilegua Pilla, pone della reggia del Piacere, efi trovano Edonide ed Alcide nuovamente nel Bivio ; m cui dal fot della flrada disajlrofa fi vede avanzarfi Aretea.} Edo-