6 Ceder convien. Quindi fi vada ... Oh Dio ! Non fo per qual cagione Il piè non mi fecónda, il cor s’oppone. Che fo ? Chi mi configlia? Il tempo ftringe, La dubbiezza s’accrefce : ofo, pavento, Voglio, fcelgo, mi pento ; e il core intanto Par che cominci a palpitarmi in petto. Quefto debole affetto, Quelli palpiti ignoti, ah, forfè fono Rimproveri del ciel : da me negletto Cofi forfè il fuo fdegno ei mi palefa : Ah, sì, dal cielo incominciam l’imprefa. Dei clementi, amici Dei, Che il mio cor vedete appieno, Io vi chiedo un fol baleno, Che rifchiari il mio penfier. Senza voi dubbiofo e lento Sento il cor languirmi in feno, Ed egual con voi lo fento Ogn’ imprefa a foftener. Grazie o Numi del ciel. Gli effetti io provo Già del voftro favor. Già fgombra è l’alma Delle dubbiezze fue. Franco, ficuro, Arbitro di me fteilo io già mi veggo : : Quell’ afprezza m’alletta, e quella eleggo». . . fMentre Alcide vuole incamminar fi per la via disajìrofa, feute dal fondo della Jlrada oppofta rifuonare una foave armonia. Si rivolge a quel lato ; e vedendo ufcirne Edonide, j’arrefta forprefo ad ammirarla. Ma qual per la forefta Dolce armonia rifuona ? Chi la move ? Onde vien ? Là da que’ rami Parmi ... Oh Numi del ciel ! Che amabil volto ! Che lufinghieri fguardi !