66 ATTO ,,Frà lor t’afeódi So (or che farai mio coref) iW.Che penlìjS.Nulla.Approuo i! tuo cófiglio. Ma/. «Dunque più non tardarjsù quello fcif- „ Opportuna t’inuola al tuo periglio. (fo ffa/„Vadoséia dimora.Ma/.ln breue anch io ,*Mi poiteròà le naui.Affretta il paffo. Se à tanto amor no cede ha vn cuor di fallo, Sefonisla extra nello fcbiffo, e s allontana dal porto . Cieca Dea,che già incoftante „Mi toglielìi.efpofo.e regno, ,,E mi cangi in breue iliame^ ^L’aureo foglio in picciol legno ,,Eeco refa da te chi al trono nacque ,,scherzo de la tua rota,e in vn de l'acquej SCENA XIX. Sifacepoi Catone, Sei/ione con Ineetù diatori, Soldati, e Popolo. (na Si/,„T7 Ccomi al porto.Oh Deiima già lóta- „ JCi Sofonisba è dal lido.Io già non véni Sì lento à quelle arene : Ma vel oce, è il dellin ne le mie pene . Ne qui d’intorno,ahi laflo, Veggo alcun lieue pino, Che à lei mi portejò lìelle.à chi d’vnRegno Fù Signor poc’inanzi or manca vn legno. Ma vicn Scipionejloquì ritiro il palio. Cat. Come rapide hàl’ali ( fi rttira la Dea loquace ! A pena è vfcito il grido, Che fai arder le naui, Che di Plebe veloce è pieno il lido . Scip, Come ielìò prefiffo