PRIMO. Col farmi bello Con il pennello. Come le Donne Sogliono far. Quella paruca in vero, Quello capei, che colla polve è intrilò, Fa rifaltar mirabilmente il vifo. Al ragirar dì quelle Mie vezzofe pupille Spargo fiamme, e faville ; e quella bocca, Che fembra a gli ocelli miei graziola, e bella, Fa tutte innamorar, quando favella. Quelle Donne fon tutte Invaghite di me ; fchiavo fon io Di quelle Belle, è vero, Ma fovra il loro cor tutt’ho l’Impero. Ecco la vaga Cintia. Prello, prello, Il nallro, la Paruca, i guanti, tutto, Tutto alTetar conviene, e gli occhj, e il labro Colle dolci parole, e i dolci fguardi Si prepari a vibrar faette, e dardi. Cìnt. (Ecco il bell’Amorino.) ironicamente. Giac. Mia lovrana, mio nume, a voi m’inchino. Cint. E ben, che fate qui ? Giac. Quàl farfallettà D’intorno al vollro lume Vengo, mìa bella, a incenerir le piume. Cint. Parmi con più ragione Vi potrelle chiamare un farfallone. Giac. Quella vezzofa bocca Non pronuncia che grazie ; e bizzarie. Cint, La voltra non fa dir, che fcioccherie. Giac.