PRIMO. »7 ra * Che adulano il mio amor. Ma quello ormai Intepidito io veggo, anic/r. Cauto pender lo copre » . Mà non perciò minor lo rende.C<*.E dòde» n £ u (Se à mè fvelar lo puoi ) l’origin trafle ! va PC/. Sofpeiò » Ottone y io miro ; ,e a Ne più qual’era in pria»m’accoglie amate; Temo che i noftri affetti < Egli capir non poffa» E fia con mia gran pena» De Palme noftre il fido amor dilciolto. (Ah che Oftilio n’è colpa» e il fuo bel voi* Za. Di Celare il fembiante fto.\àp. Cura forfè d’Impero » e di Vaflalli » 1 Cosi torbido il rende >j Che del tuo amor » de la mia fè } lìcuro Vive pur troppo. eh. E ver ; mà il cauto oprare Mai datinolo non fù. Ca.Negar no’l poffo; Mà non vorrei.... Cle. Che mai ? Ca. Ch’ abbandonali! » * 11 tuo fervo fedel. C/^Sciocchi timori. Ca - Un che t’ama qual’ io Sciocco non è le teme.c/?.Io t’amo»e baftx Che il cor fempre di tè làrà Ibi pago : (Ah cheOllilio di tè troppo è più vago.J^p > Sole degli occhi miei L’Idolo mio tu fei » E il tuo bel volto amabile» Tutto è fcolpito in mè. > Quel fulgido fplendore •> Che in fen m’accende licore» > » E tanto » e si adorabile » Ch’io vivo fol per tè. Sole Ac. ;