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a Satie), la pacatezza intima del cantabile solistico attraversata da subitanee accensioni virtuosistiche e infine il netto contrasto fra la sezione principale e quella centrale, qui principalmente caratterizzata da un motivo scattante e nervoso. Echi cajkoskiani introducono grandiosamente il finale, Allegro vivace: una sorta di rondö rapsodico ehe consta di un vivace altemarsi fra temi e ritmi di carattere danzante e sfrutta, con estrema evidenza anche a fine virtuosistico, caratteristiche figurazioni a moto perpetuo capaci di conferire al decorso un netto senso di scorrevolezza: temi caucasici a parte, qualcosa di molto simile - quanto ad effetto - al senso di superamento dei contrasti trasmesso dai finali classici. Beethoven, Sinfonia n. 7 Presentata 1’8 dicembre 1813 a Vienna, la Settima testimonia una decisa virata stilistico- espressiva di Beethoven: dopo la fase dominata dal contenutismo etico delle Sinfonie Terza e Quinta e dopo l’“intermezzo bucolico” della Sesta, egli si rivolge a valori piü autonomamente musicali. Tale inclinazione si sostanzia nello studiato effetto contrastante desunto dalla coesistenza di un diffuso dinamismo elaborativo col proprio opposto, la ripetitivita, sulla base di semplicissime cellule di natura prevalentemente ritmica. Il primo tempo si apre con una lunga introduzione lenta: un’originale rivisitazione di stilemi d’ascendenza barocca. L’introduzione si salda senza soluzione di continuitä all’unico tema del movimento, dal quäle viene estratta una cellula elementare, caratteristica della giga (una danza ampiamente sfruttata nel periodo barocco), cui e assegnato il compito di reggere pressoche per intero la costruzione del brano. Da segnalare le polifonie per moto contrario dello sviluppo e la raffinata alchimia timbrico- armonica realizzata all’inizio della coda, dove, con strepitoso effetto di compressione energetica, poi sfogata nella tripudiante chiusa, archi gravi e viole vengono bloccati per ben 22 battute su un ostinato cromatico di tre suoni (Re, Do#, Si#) mentre i fiati tengono un lunghissimo Mi e i violini disegnano l’accordo di La maggiore. L'Allegretto in La minore e caratterizzato dalla pulsazione d’una semplice formula ritmica composta daH’allineamento di due “piedi”, dattilo e spondeo, ehe - in coppia o isolatamente, in primo piano o in controcanto - lo percorrono da cima a fondo facendolo assomigliare ad una misteriosa marcia intercalata da rasserenati episodi in modo maggiore. Pagina fra le piü affascinanti di Beethoven, eccezionalmente bissata nel concerto d’esordio ed in tutti i successivi con l’autore presente, essa e racchiusa da due accordi dei fiati ehe la introducono e concludono come un’onirica parentesi, chiamata a sospendere il turbinio vorticoso degli altri tempi. Nella terza sezione risalta un leggerissimo episodio fugato: un poetico librarsi dello spirito geometrico astratto, emblematicamente sgravato dallo straziante pathos ehe, n&WEroica, aveva caratterizzato l’omologo episodio della Marcia fimebre. Il terzo tempo, Presto in Fa maggiore, e uno scherzo dagl’improvvisi sbalzi dinamico- motori e di strumentazione. Ulteriore occasione esplorativa sulle possibilitä d’uso di brevi incisi, anche questo brano e intercalato due volte da un episodio contrastante: un luminoso trio (Assai meno presto) caratterizzato da estesi La acuti. Il ritomo alla tonalita