Christoph Willibald Gluck Alceste Ouvertüre L’Alceste di Christoph Willibald Gluck andö in scena per la prima volta a Vienna il 26 dicembre 1767; nove anni dopo una secon- da versione, in francese e con importanti modifiche di mano dell’autore, trionfava a Parigi. L’opera, tratta dalla tragedia di Euripide dal librettista Ranieri de’ Calzabigi, segna una tappa fondamentale non solo per la vita di Gluck ma anche per la storia deI teatro musi- cale: e infatti una sorta di manifesto della riforma che Gluck e Calzabigi intendevano operare attaccando violentemente la tradi- zione. L’opera e dedicata a Pietro Leopoldo arciduca d 'Austria e granduca di Toscana; Gluck si tiene lontano dalla solita forma pom- posa ed adulatoria propria delle dediche del tempo, ed entra subito in argomento con una vivacitä ed una chiarezza che a molti parve perfino brutale: «Altezza reale, quando mi accinsi a scrivere la musica per Alceste, risolsi di rinunziare a tutti quegli abusi dovuti ad una malintesa vanitä dei cantanti o ad una troppo docile remissivitä dei compositori che hanno per troppo tempo deformato I’opera italiana e reso ridicolo e seccante quello che era il piü splendido degli spettacoli. Mi sono sforzato di ricondurre la musica al suo vero compito di servire la poesia per mezzo della sua espressione, e di seguire le situazioni dell’intreccio senza interrompere Tazione o soffocarla sotto inutile superfluitä di orna- menti (...)». Prosegue poi entrando nel meri- to, elencando con chiarezza e spirito prag- matico i punti fondamentali della sua riforma; quanto all’Ouverture, scrive: «Ho ritenuto che (essa) debba apprendere allo spettatore la natura dell’azione drammatica e condensa- re, per cosi di re, la sua trama». In effetti, TOuvertüre dell’Alceste conduce direttamente nel cuore della tragedia euripi- dea: il carattere come ansioso e sospeso, il colore timbrico scurito dalla presenza in or- ganico di ben tre tromboni; Gluck Tha chia- mata, con termine arcaico, «Intrada», forse per sottolineare la presa di distanza dal suo tempo e avvicinarla, se possibile, di un poco al tempo astorico del dramma.