BRESCIA TEATRO GRANDE Venerdi 10 Maggio ORCHESTRA FILARMONICA DI DRESDA MICHEL PLASSON direttore BORIS BEREZOVSKY pianista Franz Liszt (1811-1886) Totentanz (parafrasi sul Dies irae) per pianoforte e orchestra Concerto n.l in mi bemolle maggiore per pianoforte e orchestra Allegro maestoso - Quasi adagio - Allegretto vivace Allegro animato - Allegro marziale animato Petr I.Cajkovskij (1840-1893) Sinfonia n.4 in fa minore op.36 Andante sostenuto - Moderato con anima (in movimento di Valse) Andantino in modo di canzona Scherzo. Pizzicato ostinato Finale. Allegro con fuoco Franz Liszt suona il pianoforte a Vienna alla presenza della famiglia imperiale (Vienna, Societä Amici della Musica). Franz Liszt inizia ad abbozzare quello ehe sarä il suo Primo concerto a 19 anni e ne ricava la stesura ultima a 45, nel 1856. A tanto lavorio, peraltro usuale nel Compositore, corrisponde, come ha scritto Rattalino, non un concerto ma “Liszt ehe mette in musica se stesso, il prodi- gioso autoritratto dalla giovinezza alla matu- rita”. Suono e gesto, un pianoforte dalle ottave colossali, “sonoritä possenti ehe con la loro semplice presenza soggiogano, incatenano l’a- scoltatore” secondo la lezione di Paganini e il tono “eroico” di mi bemolle della partitura. In quattro battute a ridosso del solista, l’orchestra enuncia una cellula ehe attraverserä in conti- nuazione il concerto facendo da raccordo sul fluido andamento cadenzante e rapsodico del pianoforte. Appunto i modi ciclici della sonata nel secondo Ottocento. Qui, cinque movimenti: Allegro maestoso (Allegro di sonata senza ripre- sa), Quasi adagio (tripartito), Allegretto vivace (Scherzo monotematico), Allegro animato (re- plica, a ritroso, dallo sviluppo all’esposizione, del primo Allegro) e Allegro marziale animato (Finale con riesposizione di materiali del Quasi adagio e de\\’Allegretto vivace). Premessa ai risultati dei due Concerti, la Toten tanz (1849; revisioni nel '53 e ’59) e brano di ri- cerca, se non sempre esteticamente compiuto. Il parafrasare assiduamente il Dies Irae concilia le soluzioni “brillanti” di numerose cadenze con il principio della variazione-trasformazione tematica e quello tradizionale di sviluppo cer- cando di risolvere la questione del sonatismo e del virtuosismo in modo nuovo. Nevrosi individuale e crisi dei tempi, romantici- smo e decadentismo si uniscono nel Petr I.Cajkovskij della Quarta Sinfonia, scritta a 37 anni nel 1877 e dedicata anima e corpo a Na- diezda von Meck, una ricca vedova mecenate del musicista e partner in un rapporto molto particolare: intellettualistico, soprattutto epi- stolare, d’una sensualitä sublimata tanto ehe i due non vollere mai incontrarsi di persona pre- ferendo semmai frequentare i luoghi ‘profuma- ti’ dalla presenza dell’altro come ha tradotto con decorativa immaginosita Ken Rüssel in uno dei suoi film migliori^ The music lovers. “L’in- troduzione - spiega Cajkovskij scrivendo alla von Meck - e il nocciolo di tutta la Sinfonia: l’i- dea principale e il fato (l’incalzante, teatrale fanfara di corni e fagotti “ff all’inizio; N.d.R.) nefasta potenza ehe si oppone alla conquista della nostra felicitä e ehe malignamente si ado- pera perche il benessere e la pace non siano mai completi, mai privi di nubi. (...) Abbatti- mento e disperazione diventano sempre piü for- ti ma ci si abbandona ai sogni e questi poco a poco s’impadroniscono della nostra anima”. Alberto Cantü