dhau’se’s 1825. Adelaisa» Ottone. AdeL $ ❖ Ottr eccesso 41 ❖ ❖ ❖ ❖ ❖ f o • $ ❖ ❖ o O 9 9 9 $ 9 ♦ 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 Questo mio cor costante Teme, perch t’adora, Che sempre un’ alma amante Porta il timor nel sen. Adel. Se qualche affetto in vano Spero destarti in seno: Deh, lascia ch'io pianga almeno L'antico padre in te. Ai pateri lamenti; i labbri miei Rammentarti sapranno ad ogni istante Qual io fui, quäl tu fosti, e per punirti. So ehe il mio ben tu sei, So ehe il tuo ben son’ io; Ma pur pavento, oh Dio! — Di perdere il mio ben. im Saale des Gew an Ott. Non lo sperar, in vano Col pianto tuo mi tenti. Ah, tutti di padre spenti Sono gli affetti in ine. Donnerstag, den 7ten Fermati! — Ascolta! . . • Eccolo il sen! . . . col ferro Vendica i torti tuoi! La mia Vendetta Dal perfido Aleramo Comincier. Che mai dicesti, oh stelle! — Lo sposo mio! — Chi piu di nie t’offese? Padre, se giusto sei, me sol, — me sola Condanni il tuo rigor. N, tu vivrai Erster Theil. Ouvertüre, zu der Oper: La gazza ladra, von Rossini. Arie, aus Armida, von Righini, ges. von Dem. Car. Queck. Variationen, von L. Drouet, vorgetragen von dem blinden Flötenspieler Herrn von Machui, aus Dresden. Scene und Duett, aus Adelasia und Aleramo, von Sim. Mayer, ges. von Dem. Car. Queck und Hrn. Hering. Zwei und zwanzigstes ABONNEMENT-CONCERT Qual io fui, quäl tu fosti, < Sempre cosi dell’ esecrando Sarä loquace il mio silenzio istesso. *000000000000000000000000000400004090490990* 9 Jug