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Tito. Mä ehe giorno 6 mai questo! al punto istesso Che assolvo un reo, ne scopro un altro! E quando troverö, oh giusti Numi, Un’ anima fedel? Congiuran gli astri, Cred’io, per obbligarmi a mio dispetto A diventar crudel. No, non avranno Questo trionfo. A sostener la gara Giä s’impegnü la mia virtü. Vediamo Se piü costante sia L’altrui perfidia, o la clemenza mia, Ola, Sesto si sciolga: abbian di nuovo Lentulo, e i suoi seguaci E yita, e libertä: sia noto a Roma Ch’io son l’istesso, e ch’io Tutto so, tutti assolvo, e tutto obblio. Sesto. Tu, e ver, m’assolvi, Augusto, Ma non tn’assolve il core, Che piangerä l’errore, Finchü memoria avrä. Tito. II vero pentimento Di cui tu sei capace, Val piü d’una verace Costante fedeltä. Vitellin. Servilia ed, Annio. ä 3. f Oh generoso, o grande! j E ebi mai giunse a tanlo ? j Mi trae dagli occhi il pianto (L’eccelsa tua bontä. Coro. Eterni Dei, vegliate Sü i sacri giorni suoi, A Roma in lui serbate La sua felicitä. Tito. Troncate, eterni Dei, Troncate i giorni miei. Quel di, ehe il ben di Roma Mia cura non sarä. Coro. Eterni Dei, vegliate Sü i sacri giorni suoi, A Roma in lui serbate La sua felicitä.