Sechzehntes i AIIO\\l?lE\T-( JOMIJIIT | □1 im Saale des Gewandhauses zu Leipzig. || Donnerstag-, den 10. Februar 1853. § — E l' f T § Erster Theil. Ouvertüre „Die Waldnymphe“ von W. Sterndale Bennett. Siciliana von Pergolese, ges. von Fräulein Anna Bochholtz- ‘ Falconi, Herz. S. Coburg-Gotha’scher Kammersängerin. Ogni pena piü spietata' Ma ohirne! cade consiglio, Soffrirä quest’ alma afflitta, Non c’e luogo, non c’e via, Se godesse una speranza Non c’e modo di sperar. Di potersi consolar. Conccrt für die Violine von F. David (Ddur), vorgetragen von Herrn Conccrtmeister R. Dreyschock. Scene und Arie von W. A. Mozart, gesungen von Fräulein Bochholtz-Falconi. Ecco il punto, o Vitellia, D’esaminar la tua costanza. Avrai Valor, ehe basti a rimirare esangue II tuo Sesto fedel? Sesto, ehe t’ama Piü della vita sua? ehe per tua colpa Divenne reo? Che t’ubbidi, crudele? Che, ingiusta, t’adorö? Che in faccia a morte Si gran fede ti serba? E tu fraltanto, Non ignola a te stessa, andrai tranquilla Al talamo d’Augusto? Ab! mi vedrei Sempre Sesto d’intorno, e l’aure, e i sassi Temerei ehe loquaci Mi scoprissero a Tito. A’ piedi suoi Vadasi, il tullo a palesar. Si scemi II delitto di Sesto, Se scusar non si pud col fallo mio. D’impero e d’imenei speranze, addio! Non piü di fiori Vaghe catene Discenda Iinene Ad intrecciar. Stretta fra barbare Aspre rilorte Veggo la morte Ver me avanzar. Infelice, quäl orrore! Ah! di me ehe si dirä? Chi vedesse il mio dolore, Pur avria di me pietä. I E E 1 E E E E i f i'l,