il suo valore? Adina. Dulcamara. Sciagurata! e avresti core Di negare Non mi allelta, non mi piace, Di turbar altrui la pace. -bH £ /lomiiiiJaae.fifl •/ .nohanhf Dulcamara. 1107 gp.ßdß'inio J IMIIJ 1133110101 / Conquistar vorresli un ricco? arv’ijAW Adina. Di richezze non mi picco. Dulcamara. Un conlino, un marche.sino? Adina. Nö, non vud ehe Nemorino. .311 Dulcamara. .ÖS8I iiurid’ 'I . * HS» >!>') Prendi sü la mia ricetla . . . Adina. Ah! Dottor, sarä perfetta, — Dulcamara. Che l’effetto ti farä. Adina. Ma per roe virtü non ha. Adina. Io rispetto 1’ Elisire, Ma per me ve n’ha un niaggiore: Nemorin, lasciata ogni altra, Tutto mio, so! mio sarä. Dulcamara. Ahi! Dot.tore , 6 troppo scaltra, Piü di te coslei ne sä. Adina. Una tenera occhiatina, Un sorriso, una carezza Vincer puö chi piü si ostina, Ammolir chi piü ci sprezza. Ne ho veduti tanti e tanti Presi, colli, spasimanti, Che ne nianco: Nemorino Non polrä da me fuggir; La ricetta e il mio visino, In quest’ occhi ä 1’ Elisir. Dulcamara. Si, lo vedo, bricconcella, Ne sai piü dell’ arte mia. Quesla bocca cosi bella E d’amor la spezzieria. Hai lambicco, ed hai fornello, Caldo piü d’un Mongibello, Per filtrar l’amor ehe vuoi, Per bruciare e incenerir. Ah! vorrei cambiar coi tuoi I miei vasi d’ Elisir!