Duett, von Righini, gesungen von Mad. Schicht und Herrn Garten. Enea. Io di fe la chieggo in pegno. — Lavinia. Tanto chieggo anch’io da te. — a due. Questa destra, o mio sostegno, pegno sia d'eterna fe. Lavin. Sogno, o Dei, vaneggio adesso? Enea. NO, non sogni, amata speme! Lavin. Ah ehe incerto il ciglio teme, non da fede a quel ehe vede, e mi par di delirar. Enea. Al? eccesso del contento sento il core in tale istante anelante palpitar. Lavin. Dunque sei — QEnea.') amante, e sposo. Lavin. E sarai — (Enea') fedele, o cara. a due. In tal punto avventuroso a scordar quest’ alma itnpara il passato suo penar. Zweiter Theit. Sinfonie, von Gyrowetz. Recitativ, Quintett und Chor, von Mozart. Sesto. Oh Dei, ehe smania e questa! Che tumulto ho nel cor! Palpito, agghiaccio, m’ incammino, m’arresto: ogn’ aura, ogn’ ombra mi fa tremare. Io non credea ehe fosse si difficile itnpresa, esser malvagio. Ma compirla convien. Almen si vada con valore a perir. Valore! E come puö averne un traditor? Sesto infelice, tu traditor! Che orribil nome! E pure t'affretti a meritarlo. E chi tradisci? Il piü grande, il piü giusto, il piu clemente principe della terra: a cui tu devi quanto puoi, quanto sei. Bella mercede gli rendi in vero! Ei finnalzö per farti