Princip. (Piü in me non trovo valor bastante, quest’ alma amante giä vä a languir.) Armid. (Ah fosse vero, pietosi Numi! quel ehe i suoi lumi mi fan capir.) Rosim. (Questa non parla, quel muto resta: ehe istoria e questa? ehe mai vuol dir? a 3. Un timor panico quä par, ehe spandasi, ehe rende stupido, fa ammutolir. Rosim. Giä ehe nulla quä si sente, e in silenzio si vuol stär, rispettoso, e riverente io mi torno a ritirar. Armid. Corro a morte disperato, se il mio amor perdon non ha. Princip. Nö, vivete, e siate grato del mio core alla bontä. Zweite Ouvertüre, von Ebers. Armid. Di piü, stelle, non desio e per la mia felicitä. Princip. Troppo disse il labbro mio! * a 2. deh partile, per pietä! Rosim. Ho sentito, ehe si parla: se mi lice, resto quä. Princip. (Che nojoso!) Armid. (Che importuno!) Rosim. Non favella piü nessuno? siam da capo in veritä. Principcssa! — torce il viso; galant’ uomo! •— fa l’a- stratto; io rimango stupefatto, una burla, si, sara. Princip. Non so piü dov’io mi sia! Armid. Si confusa e Palma mia, e ehe consiglio piü non ha. Rosim. Io non so, ehe cosa sia; da commedia, in fede mia, a 3. una scena qui si fä. T h e i I. Flöten-Concert, compon. und gespielt von Hrn. Musikdir. Müller. (Auf Verlangen wiederholt.) Finale aus der Oper: La Clemenza di Tito, von Mozart. Sesto. Oh Dei, ehe smania e questa! Che tumulto ho nel cor! Palpito, agghiaoeio, m’incammino, m’arresto: ogn’ aura. ogn’ ombra mi fa tremare. Io non credea ehe fosse si difficile irapresa, esser malvagio. Ma compirla convien. Almen si vada con valore a perir. Valore! E come puo averne un traditor? Sesto infelice, tu traditor! Che orribil nome! E pure t’affretti a meritarlo. E chi tradisci?