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T $ r 5 5 3 'n 3 A questo core oppresso mancar la speme io sento, l’eccesso del tormento nri porta a delirar. Ah se pieta non trova queslo agitato seno venga la morte alraeno 1’ affanno a terminal’. § s l, 5 Ah se trernar non vuoi, — Ah se la pace brami, — palesa alfin ehe m’aini; — togli a quel cor la speme; — digli, ehe mia tu sei, eh’ io vivo sol per te. Lavinia. Ah quäle impegno, oh Dei, e queslo mai perme! Enea. Mio ben! perche non parli? — Turno. Perche lacer, ben mio? — a 2. una cagion non. veggio. Lavinia. Perche ubbidir io deggio al Nuine, al Padre, al Re? Turno. Ne puoi spiegar? — Lavinia. oh Dio! ehe giova? Enea. Paria, parla! — Lavinia. a 4 I 5 J Terzett von R i g h i n i. Lavinia. Ah fermate! e quanto, oh Dio! nel rigor del vostro sdegno, quanto sangue questo regno dovra ancor per voi versar? Turno. Non per me, ch’io nol desio; — Enea. La cagione, ahnonson’io; — Eneae Turno. 11 rivale accusa, ocara, ehe mi provoca a pugnar. Lavinia. Ed intanto nella gara degg’io sempre palpitar. Turno. Enea. Turno. Enea. a 2. ehe posso dir? tre. Angustia cosi nuova chi mai pote soffrir? Chi mai vidde altrove un core cosi incerto sospirar? per me questa inventa Amore nuova specie di penar. Zweite Ouvertüre, von Pär. Scene mit Chor, von Nasolini, gesungen von Demois. Alberghi. Me infelice, ehe sento? E fia pur vero, ch’ ei giä parti: ch’ egli s’affretti il primo l’armate ostili ad affrontar? Ah forse, sc ne trionla il barbaro, dovrei — nö, no pria la morte vi chiedo, eterni Dei! 11 grave periglio, di perder l’amante, mi rende perplessa, confufa, tremante. Ah dite! se pace io posso sperar? Coro. Si, spera, ti cahna, saprä trionl’ar.