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3HE5ZSESE5E5E3ESeSESESE5cSE525HSHSE5ESE5c5E525ESEScScSE5E5ÜScSE IN No. IX. C o n c e r t im Saale des Gewandhauses, Donnerstags, den i. Decembcr, i8o3. Sinfon ie, Scene, von Pär, Qual’ emozion gradita nel riinirarla in volto provo dentro al mio seno! 11 dolce favellar, il gajo umore, e quella sua mpdestia naturale, tutlo palesa il bei eandor dell’alma. Perche non m’ c coucesso averla accanto ognora? son certa ehe con lei io passerei felici i giorni miei. Th eil. Demois. Alberghi. Quell’ umor cosi vivace, ehe cotanto in lei mi piace, e piii nobile • ornamento ehe la stirpe, e la beltä. Son piü cari a inci coslumi delle rozze villanelle ehe quell’arti, onde son belle taute donne di cittä. Erster von Haydn, gesungen von Concert auf der Violine, von Rode, gespielt vom Herrn Matthäi, Kammermusiker aus Dresden. Duett mit Re eit., von Pa Alberghi und Hrn. We: Aristea. JE mi lasci cosi ? Va; ti per- dono, pur ehe torni mio sposo. Megacle. Ah si gran Sorte non e per nie! Arist. Senti. Tu m’ami ancora? Meg. Quanto l’anima mia. Arist. Fedel mi credi? Meg. Si, come bella. Arist. A conquistar mi vai? Meg. Lo bramo almeno. Arist. Il tuo valor primiero hai pur? esiello, gesungen von Demois. rner. jVfeg. Lo credo. Arist. E vincerai ? Meg. Lo spero. Arist. Dunque allor non son io, caro, la sposa tua? Meg. Mia vila . . . Addio, Ne giorni tuoi felici ricordati di me. Arist. Perche cosi mi dici, anima mia, perche? Meg. Taci, bell’ idol mio. Arist.. Paria, mio dolce amor,