Scip. Scip. la Scip. Sof. $ ❖ ❖ i 0 's- Sein. Sof. Scip. il 11 e vinto" dal dover. Dover tiranno ! Sofonisba. Ebben! da me ehe chjede il romano ogpressor? . . ■- ' Scipione. Gli aihari accentf ' modera Sofonisba, .|B^ a salpar colle datine antenne ^^irepara in tal di. Stelle ! Che intendo ? Dunque vdrrai — — Del mio dover la voce son costretto aseguir. W Nb, il tuo dovere tu non segui, spie tato; i inoli segui d’unä cieca ambizion — ehe al Carrtpidoglio d'Astrubale la figlia a strastänar fra ceppi ... ahi, ti consiglia! Ah, se il mio cor vedesti, cosi non parierest! - . E chi t’ impone cotanta crüdeltä? Roma. Deh, ascolta voce almcn — Udir non posso. — 11 pianto, mio dolor ti muova. tuo pianto, il tuo affanno Sof. Or vorrai ch’io moro, ingrato! Deh, pietadc in te si desti, la domando ahnen per quesli tristi affanni del mio cor. Scip. Oh momento, o fiero istante 1 Quasi vinto, ohime! son io Moli miei, tacete, oh Dio! yinca alfine il mio rigor; ■ Sof. Senti almeno — — Scip. . Non t’ascolto. Sof. Vuoi ch’io mora — — Scip. Ah nb ! t'inganni! Sof. Quante pene! Scip. . Oh quanli affanni! » f Giä m'opprime il mio timor. I Giä vacilla il mio furor. Nb, ehe in mezzo a tante pene non ha pace, non ha bene questo tenero mio cor. >KX>000000000'^0<^><S>0'0<X>000<;aOOOOOOO-000<>00<8»00'>000: