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Quel die i suoi lumi, ' mi far capir.) Rosim. (Questa non parla, quel muto resta: ehe istoria e questa? ehe mai ynol dir?) a 5. Un timor panico qua par, ehe spandasi, ehe rende stupido, fa ammutolir. Rosim. Giä ehe nulla qua si sentc, e in silenzio si vttol Star, rispettoso, e riverente io mi torno a ritirar. Arniid. Corro a inorte disperato, se il mio amor perdon non ha. Prine, t Nö, viveto, e siatc grato del’ mio core alla bontä. Armid. Di piü, stelle, non dgsio . per la mia felicita. ' Prine. Troppo disse il labbromio!— Deh, partite per pietä. Rosim. Ho sentito , ehe si parla; se mi lice, resto qua. Prine. (Che nojoso!) Armid! ' ' (Che importuno!) Rosim. Non favella piü nessuno? Siam da capo in veritä. Principcssa! — torce il viso; Galant” uomo! — fa laslratlo; io yimango stupefatto, una burla, si, sarä. Prine. e Armid. Non so piü dov’io mi sia! Si confusa e 1’alma mia, ehe consiglio piü non ha. Rosim. Jo non so, ehe cosa sia; da cömincdia, in feide mia, una scena qui si fa. Zweiter T h e i l. Ouvertüre, Scene und Finale des ersten Aufzugs, aus Axur, von Änt. Salieri. Urson. Signor, il prode Atar, quel gran guerriero, del popol maraviglia, disperato, e fremente chiede udienza , e giustiziä, Axur. Fremente, disperato? Ur. Ah, tanta e la sua pena, ehe un’ uom in lui si riconosce appena. Ax. Digli cli’ en trat gli lice. Son compiti i miei voti, egli e infelice. Valoroso campion , parla , die chiedi ? Atar. Pietade, Signore, del misero Atar! Di guerra la face in grembo alla pace, da un einpio, da un perGdo io vidi alfumar. Distrusse i miei campi, i servi m’ uccis.se, in Gamma ithprovvise fe il tetto bruciar. Pietade, Signore, del misero Atar! Ax. (Grazie, o posscnli Dci! Sciolti giä sono i giuranienti miei.)