Don Alf. State clieti. Io vö a guardar. Misericord ia, Numi del cielo! Che caso orribilc!. Io tremo, io gelo!... Gli sposi vostri. .. Fiord. f Dorab. | Lo S P OSO ra, ° ' ' '• Don Alf. In «juesto isiante tornaro, oh Dio! • . • ed alla riva sbarcano giä. Fiord. Dorab. Ferr. Guil. Cosa mai sento! Barbare stelle! In tal momento ehe si farä? Fiord. f Dorab. ( Presto partrte. Gli altri. Ma se j- 1 veggono? Le donne. Presto fuggite. Gli altri. Ma se c j incontrano? Le donne. Lä, lä celatevi, S er caritä. umi, soccorso! Don Alf. Rasserenatevi. Le donne. Nuini, consiglio! Don Alf. Ritranquillatevi. Le donne. Chi dal pcriglio ci salverä ? Don Alf. In me fidatevi, ben tutto andrä! Le donne. Mille barbari pensieri tormentando il cor mi vanno, se discoprano l’inganno, ah, di noi ehe mai sara! Ferr e f Sani, e salvi agli amplessi amorosi Guil. 1 delle nostre fidissime anianti ritorniamo di gioja esultanti, per dar premio alla lor fedeltä. D. Alf. Giusti Numi!.. . Guilelmo ! ... Ferrandö! O ehe giubilo, qui, come, e quando? e ' I Richiamati da regio contraordine, Guil I P’ en * ü cor contento, e di giubilo ritorniamo alle spose adorabili, ritorniamo alla vostra amistä. Guil. Ma cos’£ quel pallor, quel silenzio? Ferr. L’idol mio, perchä mesto si stä ? D. Alf. Dal diletto confuse, ed attonite, mute, mute si rcstano lä. Le Donne. (Ah! ehe al labbro le voci mi mancano! Se non moro, un prodigio sarä.) Guil. Permettete, ehe sia posto quel baul in quella stanza. Dei, ehe veggio! . .. Un’tiom nascosto? un notajo ? ... qui ehe fä ?