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X X X X X X X X X Leon. Qua, (enete; a voi, pren- dete — Flor. Ciel! ehe dolce voce io sen- to ! — Deh, baciar mi concedete questa man per mio contento; vo’ innendarla del mio pianto, pegno a voi di grato core. Leon. (O momento pien d’orrore, di piacer, di crudeltä!) Leon. /(Ah, son fuori di mestessa: | cor, sta forte per pietä.) Flor, j (L’alma sua piegar io spero, ■x e ch’ei senta alfin pietä.) jRoc. I (Si puö fargli un po’ di bene, X, fra un momento e mortogiä.) X X X X X x Ouvertüre und Erstes Finale, aus Clemenza di Tito, von M o z a r t. Sesto. Oh Dei, ehe smania e questa! Che tumulto ho nel cor! Palpito, agghiaccio, m’incammino, m’arresto: ogn’ aura, ogn’ onibra mi fa tremare. Io non credea ehe fosse si difficile impresa, esser malvagio. Ma compirla convien. Almen si vada con valore a perir. Valore! E come puö averne un traditor? Sesto infelice, tu traditor! Che orribil nome! E pure t’afiä’etti a meritarlo. E chi tradisci? 11 piü grande, il piü giusto, il piü demente principe della terra 5 a cui tu devi quanto puoi, quanto sei. Bella mercede gli rendi in vero! Ei t’innalzö per farti il carnefice suo. M’inghiotta il suolo prima ch’io tal divenga. Ah! non ho core, Vitellia, a secondar gli sdegni tui: morrei prima del colpo in faccia a lui S’impedisca- . • Ma come! -... Arde giä il Campidoglio!... Un gran tumulto io sento d’anni, e d’armati!.-.. Ah, tardo e il pentimento! Deh, conservate, o Dei! a Roma il suo splendor; o almeno i giorni miei coi suoi troncate ancor! s s s s X A s X X X X s \ 5 J f s x X - x s X X X X X ■ X X X