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Zweiter Fil. U. Inca. Roca. Ouvertüre, aus Castor und Pollux von Winter. Zweites Finale aus: II sacrifizio interrotto, von Winter. f Ancor del tuo splendore J deh, non celarne i rai, j ehe or ora, o sol vedrai (quell’ empio incenerir. 'Qual sento ignoto affetto.' Qual palpito ho nelcore! E'compassione? eamore?.. io nol so ben capir. (Oppresso ho il cor nel petlo ) non reggo a tal dolore, p’amico mio dilelto, (dover veder perir! t Che tigri in volto umano! J Ma il lor furor fia vano. \ Pria ch’arda il dolce amico (vo Cusco incenerir.. Mira. Murnei! Balisa. Chefar pre- tendi ? Mira. Non piü'l — Giä tratto al rogo ei vien salvarlo io deggio .... e tardi omai! — le fiamme omai scorgo awampar. — Ecco! Mirate! Ah, ehe I’investe giä. — Su, su si spenga il crudo loco.— O duol! — Ah! lenta io fui. — Divoratemi, o fiamme, insiem con lui. O ciel! vi da diletto vedermi spasimar? Deh, mi passate il petto, troncate il mio penar. Jo son quel fiero mostro, ehe gli apprestai tal sorte: per ine vien tratto a morte, e non poss’io salvar! Balisa. ( Oh ciel! ehe duol Guliru.: Ah, quanto e sv< Sira. ( smania delira muor! (Si sente da lontano una marciai) Filiae Unia. Giä vela un nuvoletto del Nume il chiaro aspelto: giä il sacro fuoco avvampa, adempi il tuo dover. Elvira. Ah, quäl orror m’assale! Io manco, io gelo, io tremo: e giunlo al punlo estremo, ~ chi un di fu il mio piacer. Inea. Qual tormentoso istante! E' in fier contrasto il core: la legge impon rigore, ne sento ehe pietä. Elv. Ciel! ho su gli occhi il pianto. Roca. Deluso resterai. Filiae U. Di vendicar il Nume l’ora s’appressa omai. Inca. Salvarlo non poss’io, or ben — sl scorti lä. Roca. Ad ogni cenno mio pronto ciascun sarä. Elv.