volta tli apporre una spiegazione a qualunque oggetto gli si presenti, e gli sembra di leggere chiaro nel senso misticodi qualunque teogonia e nell’ oscuro significato di tutte le allegorie . Ogni qual volta accade a quest’ ingegnoso au tore di porre a confronto l’esistenza d’ un sim bolo religioso presso ai popoli delia Scizia, della Persia, del Giappone, della China e presso quei della Grecia, non lascia con raffinata industria di riconoscervi una comune origine di culto e di adorazione dei medesimi segni, quasi che se le nostre città ( ove si conservano depositi di monumenti di tutte le religioni del mondo e prodotti delle arti di tutti i secoli e di tutte le nazioni) rimanessero per una di quelle vicende che furono comuni a tante altre, sepolte, e poi dopo lunga età discoperte, come le ercolanensi, si dovesse suppore aver noi allottato il cullo del bove, del serpente <je. Sembrerebbe clic egli supponesse che presso gli antichi popo li, come presso i moderni, non potessero es sere stato oggetto di curiosità le memorie o i monumenti delle nazioni anteriori, o per im mensità di luogo disgiunte ; e difatti volendo egli illustrare la statuetta di un preteso dio Pane, trovata negii scavi di Pompeja l’anno 1748, e che più rassomiglia ad un idoletto giapponese che a qualunque altro greco avan zo, vi trova piuttosto la derivazione del culto Tom. [. r )