62 LIBRO PRIMO la cedevano ai siculi ed ai tirreni; e precisa mente di essa intende parlare Plinio, ove dopo d’aver rammemorate le pitture di Ardea e di Lanuvio parla di Demarato e degli altri che dal- 1’ Italia portarono l’arte della plastica ( 1 ), e le preziose officine dei vasellami aretini sì cari a Porsenna, de’ quali cantò Marziale « Airctina nimis ne spemas vasa monenms « Dives erat tuscis Porsena fictilibus. Le cose sinora espresse possono palesare qual buon diritto resti all’Italia per contendere i germi primitivi di molto sapere a tante altre cospicue nazioni del mondo, e provar possono, che sebbene non convenga arrogarci l’esclusi va pretesa di esser d’ ogni arte inventori, pure dagli avanzi colossali che veggonsi ancora delle opere dei primi popoli, e particolarmente di quelle che piace ad alcuni di chiamar ciclopee, risulta patentemente, che le arti lunge dall’es sere bambine fra noi anche in rimoti tempi, hanno giganteggiato dalle eminenti cime di Volterra, di Cortona, di Chiusi sul resto delle meno colte parti del mondo . E però cosa ben singolare, che gli uomini internandosi con le loro ricerche nella caligine delle antichità, e nel tenebroso silenzio delle memorie storiche, pretendano di ravvisare ( , ) Plinio lib. 35. C. XII.