Le impressioni che sul volto e su d’ogni tratto della fisonornia cagionano la sofferenza, l’avvi limento, il dolore, l’aver dovuto assoggettare a tutte le umane sventure e patimenti la persona divina accomunandola agli elFetti esterni d’ogni fralezza mortale, ha necessariamente prodotto, che gli artisti dovettero tenere il lóro soggetto al disotto assai di quello che il loro pensiero avrebbe espresso se avessero potuto elevarsi secondo il sentimento sublime della bellezza ideale nel rappresentare la divinità. L’espres sione di un animo addolorato ma paziente e forte in un corpo alllitto, e quella di un carat tere di mansuetudine , che mediocri artefici non possono rappresentare senza dare nel bas so, nel triviale, nel deforme, contro tutti i pre cetti di Lessing, fissarono un tipo dall’imitazio ne del quale non potevano ritrarre grandi con forti le arti, se già nel loro incremento trova rono cousecrati dalla venerazione modelli tan to lontani da quella perfezione a cui mirano per loro primo instituto . Guai a queir artefice che pur dovendo con- secrare ad oggetto di culto il suo lavoro, si fosse allontanato di troppo da quelle norme ele vandosi al concepimento del bello ideale? Guai se la statua d’ un Redentore avesse potuto mai ricordare per la perfezione delle sue parti le fo rme apollinee ! Nulla dimostra più acconcia- Tom. /. ao *