CAPITOLO QUINTO % 1 1 delle sue truppe dopo d’ essersi rivestito della toga(i). Dopo l’espulsione dei re di Roma non fu possibile di spegnere nel seno dei Romani 1’ odio contro il diadema, a segno che la plebe s’ irritava vedendo in una statua i lembi d’ una picciola fettuccia che allacciava una corona di lauri intorno al capo di Cesare , per la somi glianza che aveva al diadema (2). Passato il tempo della severa virtù dei Roma ni, Eliogabalo cominciò a cingersi d’un diadema di perle nell’ interno del suo palazzo (3). Dio cleziano ne adottò l’uso più publicamente, e i fastosi imperatori di Costantinopoli abbando nando la romana semplicità si posero in capo il censo delle provincie soggette atteso 1’ im mensa ricchezza di gioje, perle, braccialetti, ri cami e altre superfluità che erano state sinoal- lor sconosciute. Basta vedere le medaglie di questi imperatori per avere una prova di un gusto tanto barbaro quanto ricco . Lo scet tro che prima era un’ Hasta pura come quello de’Greci cominciò a terminare in un pomo, poi vi si fece sormontare una piccola aquila d’oro, e si adoperava nelle occasioni di sol ennità e di trionfi. Gli anelli parimenti furono in uso in ( 1 ) Hion. Cass. Hist. Rom. 1. LXXIV. ( 2 ) Svet. in Jul. Caes. c. 79. (3 ) Tilleinont Hist. des Empereurs T. II.