CAPITOLO QUARTO mo, vale a dire, che teneva di uno stile pro prio agli esordj delle arti. Quanto poi alla si- miglianza di questa nazione coi Greci e alla sua antichità, scorgesi un commercio di cognizio ni, una mutua propagazione d’idee e d' inse gnamenti da nazione a nazione, per cui sembra che le asserzioni e le congetture dei Winckel- mann , dei Caylus , dei Gori, dei Guarnacci, dei Dempsteri debbano rifoi’marsi tutte col ma turo raziocinio del Lanzi. Per quanto risalir vogliasi ai popoli primitivi d’Italia che abita rono le tre Etrurie,l’inferiore, la centrale e la superiore , dette altrimenti la Campania, la Toscana e la Circumpadana, sembra che tutti s’accordino essere stati i Pelasghi ed i Lidj, i quali poi dopo lunga dimora in queste regioni tornarono in Grecia sotto il nome di Pelasghi tirreni dal luogo dov’ebbero sede, o forse da dove mosse la loro colonia. Sembra poter conciliarsi che il loro ritorno in Grecia servis se al perfezionamento delle arti anche colà, per quell - estensione di cognizioni che viene dal contatto dei saggi e dei dotti d’ogni nazione, come altresì è indubitabile che nei primi secoli di Roma coll’ajuto delle opere greche molto migliorarono gli Etruschi il loro stile, e basti il riflettere che le migliori opere di questa na zione sono del terzo secolo di Roma, e quindi contemporanee a quelle di Fidia.