/ « e stupenda. E nostra pori.è non si trova « nazione che o per copia e grandezza di ope- « re, o per numero ed eccellenza di Scultori a voglia pur contendere coll’ Italia. È nostra « perchè dagli Italiani ricevette ogni altro a paese quanto ha di buono in quell"arte, e ri- cc cevuto serboilo come potè, nè vi aggiunse, « nè seppe mutarlo, se non quanto gli piacesse « di peggiorare : nè si }>ub lodare una Scuola re Francese, o Fiamminga o Spagnuola o Te- « desca di Scultura, come si può di pittura. re E nostra perchè gl’ Italiani bastarono al- « quanti secoli a mostrare in essa quel più « che potessero i moderni ingegni: e all’età « nostr a donar ono i cieli un Canova,che sce- ee masse maraviglia ai miracoli dell’ antichità, re e dopo due mille anni ringiovanisse il mon te do delle Arti. » Era però conveniente all’andamento di que st’ Opera il retrocedere di qualche passo verso i tempi illustrati dal D’Agincourt, ma se ab biamo creduto di farlo per ciò che riguar da la Italia,non abbiamo al certo stimato convenir si per ciò che spetta alle altre parti d’Europa. Noi siamo ben lunge di aver• voluto negare al la Francia i monumenti anterior i (di’ epoca del risorgere dell’ Arie., e molto meno (dia Ger mania, <dle Fiandre, (di’Inghilterra; che seb bene anche la difficoltà dei tempi nei quali Ju