LI imo PRIMO 118 che sembrano rappresentare in cielo l’immagi ne della divinità, che somministrano tanto al filosofo come all’idiota l’idea d’uno spazio sen za confine, che esprimono il carattere dell’eter nità , per cui quei globi non sembrano capaci di corruzione o di guasto, e conservano un principio di ragione e d’istinto, facendo colla invariabile regolarità dei loro movimenti e col la loro influenza reale o immaginaria confer mare nella credenza che la terra e i suoi abi tanti sieno 1 oggetto delle loro cure particolari. Allorché l’uomo si avvide che le pietre informi pel loro stato d’ inerzia non potevano rendere altra idea die quella dell’immensità in propor zione della loro mole, o veramente eli’era duo- po di una tradizione o di una forte astrazione mentale per attaccarvi un significato, gli astri, gli elementi, le piante, gli animali, come og getti primarj dell'ordine della natura, lo col pirono e lo determinarono a varie ricerche per pur trovare fra essi 1’ immagine e gli emblemi più proprj del suo creatore. Il fuoco, che ve nerato dai Persiani, dagli Ebrei, dagli Egiziani, dai Greci, dai Romani sembrava concorrere nel gran principio universale della genera zione, senza cui non possono avere conser vazione gli esseri sensibili, e che in un istante colla maggiore rapidità può distruggerli, parve poter rappresentare la triplice potenza della