CAPITOLO SECONDO io3 libri non sono sicuramente poemi quantun- que esser vi possa 1’ esagerazione di qualche fatto, Strabone e Diodoro di Sicilia fanno men zione dell'uso antichissimo delle pietre memo rabili presso molti popoli fra loro lontani di costume e di luogo. Eglino ci lasciano dedurre come una tale usanza possa adottarsi senz’ es sere trasmessa dall’un popolo all’altro, e co me i monumenti e le arti se attestano presso i diversi popoli le stesse costumanze civili e re ligiose, non provano però che siensi propagate invariabilmente dall’ una all’ altra nazione . La pietra sulla quale Apollo aveva deposta la sua lira per ajutar Teseo a fabbricare le mura di Atene era un monumento ancor sacro al tempo di Pausania ( 1 ) e di tanto favorevole preven zione eh’ era invalso il pregiudizio di credere che nel batter la pietra, questa rendesse il medesimo suono delle corde della lira . Senza accusare di troppa stravaganza questa super stizione poteva esservi una base di verità , ri- ' conoscendosi dei sassi i quali realmente percossi rimandano un suono per cui l’aria oscilla duna rumorosa armonica voce. Vicino alla tomba di Anfìarao vedevansi tre pietre scabre le quali erano monumenti rispettati delle gesta degli antichi Tebani; e lo stesso si dica delle pietre ( i ) Pausati. Beot. lib. IX.