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Rofm. Afcofo in quefto loco e Potrö tutto afcoltar. Artid. Pian piano, a poco a poco a 2. (Di qua ne poftb andar. Bett. Aleuno qui fen’ viene, Che cofa fi ha da far? Rofm. L' atnico quä fei? viene Or deggiomi celar. (Palpito, fudo, e manco.. Non poffo refpirar.) Bett. Signor, venir io miro Invece Cafimiro. Rofm. Digli ehe vada via. Bett. E fe non vuolandar? Rofm. Digli ehe non rni ftia Neppur a replicar. Cafim. Come? foletta ancora Si trova la Signora. (Vorrei celar lo fdegno Mä a fegno non fo Ihr.) Egin. E il primo dnbbio in tefta Anche al prefente avete ? Cafim. Di rnoglie tantoonefta, E come fLfpettar? (Dali* ira Ogni momento Mi fento piü infiatnmar.) Egin. Di nulla vi potete Di me finorlagnar. Cafim. Mä a torto fe folpetto Frä poco fi vedrä. Egin. f Per tema il cor nel petto eBeti. | Balzando or piü ftai vä. Cafim. (.La rabbia, ed il difpetto Furente ormai mi fä.) EgindBett.l Pavento c ^ le ^j fcopra e Arlid. I Se prefto non fen’ vä. Rofm. Mi guafta tutta 1’ opra Se prefto non len’ va. Calim. Mä la mia man dell’ empio Un feempio poi farä. Ah! — e Art. Egin. e Bett. a 5- Qul nafcofo rimiro l’in- J degno ILa fua colpa difefa non ha. Con lor vano e P ufar piü ritegno, Or moftrare non voglio viltä. Come adefib fottrarfi a , lor fdegno! Nör piü feufa l’accufa k non ha. Ormai cada 1’empio efan- gue . . Bett. ( Egiu | Fermate, ahnd, pietä! Art. Miei Signori, prima uditemi, E potrete poi rilblvere .... Rofm. Gente, fervi, foccorrete, Quä venite quanti fiete. Cafim. ( L’ onta mia col tuo fangue e Rofm. ( Cancellare fi dovrä. Art, Giacche non vagliono con voi ragioni, Contro mia voglia vi faprd meglio 0 miei Padroni capacitar. Rofm. Piftola! Capperi! non v’ e da ridere. Caf. Piftola! ah perfido! ehe far mai deggio? Rofm. Eh mio Signore ragion avete, Reftar potete, potete andar. Cafim. L’ofior, o Padre .... Rofm. Che onor, o figlio I La vita devefi prima falvar. Art. Un tal incomodo, un tal di- fordine Signori priegovi dunqne a feufar. Cafim. Spergiura rnoglie, indegna femmina, A me dovrete conto poi dar. —