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«J r_r.r-j-^r-r.r^r- r.r r j’v-r.r.rj'. s Jj Isab. L’ira tua — Jj, Uberto. frenar non so. C Isab. Me infelice! Uberto. Isab. Cara! sta lieta, e spera, di me diffidi a torto; vedrai per tuo conforlo d’Uberto il cor quäl’ e. Ah nö, piü non ascolto le voci del timore; ti leggo il cor nel volto, tutta m’affido a le. £ a 2. Piü speranza, oh Dio! non hö. a 2 Zweiter Theil. Ouvertüre, von Winter. Scene, aus Leonora, mit obligater Violine und Viole, 5 komponirt von Pär; gesungen von Hrn. Büttner und ge- § spielt von den Herren Campagnoli und Voigt. S Ciel! ehe profonda oscuritä tiranna! Qual eterno silenzio! O come io sono separato dal tutto, e in tal momento neir Universo giä mi veggo solo! Dunque il mortal mio duolo termine non avrä, ne ’l mio soffrire? Frä questi ceppi rei dovrö morire? Per meritarmi un si fatal deslino, Numi, ehe fece io mai? Le trame disvelai d’un tiranno, d’un mostro. Ecco la colpa mia. Ah! quest’ abisso non e de’ mali miei certo il maggiore. E tormento per me, peggior di morte, l’esser privo di te, dolce consorte! Deh quel ciglio rasserena,. cara sposa, e ti consola. Sia conforto alla mia pena, ehe fedele io moro a te. Dolce oggetlo del mio amore, io ti bacio, e stringo al seno: tu sei vita a questo core, tu sostieni l’alma in me. Chor, Recit. und Quartett, von Salieri. Coro. O delle umane sorti arbitro eterno, e solo; dal folgorante polo il tuo voler palesa a un popolo fedel! Gran Sacerdote. Qual sopor misterio- so ed improvviso mi aggrava i sensi! Ah si! t’ in- tendo, o Nume, mentre a me ti avvicini, e ti palesi,