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^3E5HS2ä23cScScS5Hc52S2SES25cS2SES2i>s^E5EScSESEäi£=c5E3cacaeScSE3 1 111 uelinquente pur mi credi; (a Cleopatra.) non fo scuse üä2EaEaEaEaS2E2Sa52SaEa5HE2S25HE2E3E3S2SaS252E25aE25aE2EaSaEaE25^ 3 $ Perche io non perche In ü Scleuco e un mentitor, sono innocente. Se la fe serbando errai, rea son’io, ma i fall! miei non detesto, e non vorrei innocente ritornar. sai ehe quäl mi brami ('n Scleuco.) son, tu rea mi chiarni, in lacci tu mi Vedi 13 ÜJ Erster Th eil. Sinfonie, von Danzi. Rondo mit Recitativ, aus Tigrane, von Righini, ges, von Demoiselle Fischer. Isstc. Sappi . . . (ehe fö?) Regina, credi . . . (ehe mai diro?) Se a te pur noto e questo cor, ehe solo d’onor si pasce . . . (e ehe? Cercar difese • v dovrei, e d’iscolparmi scendere alla viltä!) Teco vorrei fe Cleopatra) spiegarüii pur; ma di costui mal soffro il tc.stimon. Mi credi ... io fui . . . pugnai seinpre fedel . . . qui venni . . . (o Ciel! se parlö, di Mitridate in traccia spediranno i nemici. Alcuni istanti giovi soffrir fluche in sicuro ei sia.) Cleop. E ben! Sei. Le Regie insegne . . . Issicr. Ah! quelle spoglie m’eran pegni d’ onor, e le slringeva . . i Sei. Quella man delinquentc. Issicr. Scleuco e un mentitor, sono innocente. No. XVII. C o n c e r t Saale des Gewandhauses; Donnerstags, den 9. Februar, 1804. HSa52EaSaEa5aEHSa£a£2Easa5252£252S2EaE25a52ES5a5aS2S