11 piu grande, il piü giusto, il piü demente Principe della terra: a cui tu devi quanto puoi, quanto sei. Bella mercede gli rendi in vero! Ei t’innalzö per farti 4 , il carnefice suo. M’inghiotta il suolo prima ch’io tal divenga. Ah! non ho core, Vitellia, a secondar gli sdegni tui: Morrfei prima del colpo in faccia a lui. S’impedisca ... Ma come i . . * Arde gia.il Campidoglio!.... Un gran tumulto io sento > d’armi, e d'armati! Ahi tardo e il pentimento Deh, conservatej olrDeif a Roma il suo splendorj o almeno i giorni miei coi suoi troncate ancor! Annio. Amico! dove vai? -.L . Sesto. Io vado..... Io saprai, o Dio! per mio rossor. (a pirte.) Annio. Io Sesto non intendo; ma qui Servilia viene. Serv. Ah, ehe tumulto orrendo! Annio. Fuggi, di quä, mio bene! Serv. Si teme, ehe l’incendio non sia dal caso natOj ma con peggior disegno ad arte suscilato. Coro in distanza. Ah!.,... Publio. V’e in Roma una conglura; E er Tito, ahne! pavento! •i queslo tradimento chi mai sarä l’autor! Coro. Ah!.... Serv. Annio f Le grida, ahne! ch’io sento e Publio. a 3. | mi fan gelar d’orror. Coro. Ah! Vitellia. Chi per pietade, o Dio! m’addita, dov’e Sesto? In odio a me son’io, cd ho di me terror.